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5 colpi di scena dai quali non ci siamo ancora ripresi

5 colpi di scena dai quali non ci siamo ancora ripresi
Lettura: 5 minuti

Ecco 5 film con colpi di scena che ci hanno letteralmente mandato fuori di testa. Tra improvvisi cambi di registro, enigmatici risvolti e scioccanti soluzioni, questi titoli hanno una cosa in comune: hanno messo in discussione ogni nostra certezza!


Un buon colpo di scena si basa su tre elementi – anticipazione, rivelazione e soddisfazione – e può decretare il successo o il fallimento di un film. Al pubblico non piace scoprire troppo presto dove la storia andrà a parare, né ama che si allunghi il brodo con intrighi inutilmente arzigogolati. Una sorpresa avvincente, assestata al momento giusto, resterà impressa nelle menti degli spettatori anche dopo i titoli di coda.

Ecco 5 film che hanno sapientemente capovolto l’azione e sovvertito le aspettative. E che non ci stanchiamo di rivedere, perché riescono ad emozionarci e coinvolgerci anche se ne conosciamo l’epilogo. Per amor di varietà, non abbiamo incluso fuoriclasse come Fight Club di David Fincher o Il Sesto Senso di M. Night Shyamalan, che sono probabilmente i primi titoli che saltano in mente, quando si parla di scioccanti coup de théâtre. Attenzione spoiler, questo va da sé.

Mulholland Drive di David Lynch (1001)

In Mulholland Drive domina la logica dei sogni domina: le sequenze iniziano, si protraggono e svaniscono senza preavviso. I personaggi si confondono, si ricombinano e frammentano. Spiegazioni? Non incluse. David Lynch ha realizzato uno dei più grandi film del XXI secolo, in cui gli ultimi 30 minuti, come il lento risveglio di un dormiente, fanno crollare qualsiasi certezza e vedono scontrarsi ricordi, sogni e fantasie. Laura Harring e Naomi Watts incarnano gli archetipi di Hollywood (la femme fatale e la ragazza della porta accanto) mentre il tono del film oscilla tra melodramma, satira e thriller. Il film non si preoccupa di fornire risposte letterali: è un viaggio tortuoso, ipnotico ed emozionante in bilico tra fantasia e realtà. Non è questo il cinema, dopotutto?

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Old Boy di Park Chan-wook (2003)

Nel 1988, Oh Dae-su (Choi Min-si) viene rapito e imprigionato per 15 anni in una piccola stanza senza finestre senza alcuna spiegazione. Il suo unico collegamento con il mondo esterno è una TV, attraverso la quale apprende dell’omicidio della moglie, di cui è ritenuto responsabile. Solo e tormentato, scrive un’autobiografia, si allena nelle arti marziali e medita vendetta. Un giorno, inspiegabilmente, viene rilasciato e inizia a indagare sul mistero della sua prigionia.

Old Boy, secondo capitolo della cosiddetta trilogia della vendetta, sfida il pubblico con scene violente e brutali. Alcune sono diventate iconiche, come la rissa in corridoio e la scena del polpo vivo. Il thriller diretto da Park Chan-wook passa dall’azione alla tragedia man mano che emergono i suoi segreti devastanti e parla tanto della distruzione dell’anima umana quanto della sua resilienza.

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La Notte dei Morti Viventi di George A. Romero (1968)

La notte dei morti viventi, realizzato con un budget ridottissimo e girato per lo più in un’unica location, è stato il primo film di zombie moderno, Ma offre anche un avvincente sguardo sui temi razziali durante l’era dei diritti civili. Per non farsi mancare niente, include un tragico finale a sorpresa. Dopo una notte passata a cercare di impedire a un’orda di zombie di invadere una fattoria, Ben (Duane Jones) – l’unico sopravvissuto nonché unica persona di colore del film – si ritira in cantina in attesa di soccorsi. Il giorno dopo si avvia con prudenza al piano di sopra e viene colpito in testa da un membro della pattuglia di salvataggio, che lo scambia per un non-morto. Immaginate di sopravvivere a una banda di zombie carnivori, solo per essere fatti fuori da un idiota!

5 colpi di scena dai quali non ci siamo ancora ripresi

Sleepaway Camp di Robert Hiltzik (1983)

Sleepaway Camp potrebbe non essere noto quanto franchise horror del calibro di Halloween o Venerdì 13, ma ha un’ottima freccia al proprio arco: il colpo di scena più famigerato nella storia degli slasher, se non dell’horror. I fratelli Angela (Felissa Rose) e Peter (Frank Sorrentino) vanno in gita in barca con il padre John (Dan Tursi) e il suo partner Lenny (James Paradise), ma, a causa di un incidente, tutti perdono la vita tranne Angela. O almeno così ci viene fatto credere. Anni dopo, Angela si rivela essere in realtà Peter, cresciuto dalla zia come la figlia che aveva sempre desiderato. Questa rivelazione è già folle di per sé, ma il modo in cui emerge è passato alla storia. Dopo aver commesso una serie di omicidi, Angela viene inquadrata nuda e urlante, con un coltello in una mano e una testa mozzata nell’altra. Un’immagine che è davvero difficile togliersi dalla testa.

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Parasite di Bong Joon-ho (2019)

Parasite, vincitore di quattro Premi Oscar, è un film brillante che sfida ogni categorizzazione. Inizia come una commedia di costume: la povera famiglia Kim, guidata da Kim Ki-woo (Choi Woo-sik), si infiltra nella ricca famiglia Park attraverso una serie di astute truffe.
Quello che sembra un semplice raggiro si trasforma in qualcosa di molto più grande quando un segreto nascosto in casa Park emerge, costringendo i Kim a lottare per la sopravvivenza. La scioccante rivelazione trasforma il film in una spirale di violenza e disperazione. Dal punto di vista visivo, Parasite è sbalorditivo. Gli spazi sono simbolici e rafforzano il crescente divario tra privilegi e difficoltà. L’inquietante conclusione consolida il connubio tra narrazione avvincente e critica delle disuguaglianze sociali.

5 colpi di scena dai quali non ci siamo ancora ripresi

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